NEUOROMARKETING PER IL FOOD (PRODOTTI/RISTORANTI)

NEUOROMARKETING PER IL FOOD (PRODOTTI/RISTORANTI)

Come poter sfruttare le più efficaci stratregie di neuromarketing per il food?

Come sfruttare quindi queste tecniche per il tuo ristorante o per i prodotti che vuoi offrire?

Vediamolo subito.

La prima cosa che dobbiamo considerare, quando si parla di cibo in generale, è che ha una valenza affettiva e simbolica, perché è il contatto diretto con nostra madre dalla nascita. Nel corso della nostra vita, il cibo diventa motivo per instaurare nuovi legami (uscire a cena con gli amici) e rafforzare quelli esistenti (pranzo della domenica in famiglia).

Diventa poi motivo di costruzione della propria identità, non solo comunicando (per scelte religiose o morali) di non mangiare alcuni alimenti) ma proprio anche scegliendo una tipologia di locale piuttosto che un’altra.  La scelta dei prodotti alimentari come anche dei ristoranti o dei locali in cui consumare i pasti è spesso condizionata da fattori che vanno ben oltre il mero bisogno di nutrirsi.

Ma allora quali sono i fattori inconsci che guidano la scelta di questi comportamenti?

In un’intervista rilasciata ai nostri microfoni su questo tema, il direttore scientifico del centro di ricerca Behavior and Brain Lab (IULM), Vincenzo Russo, ha citati alcuni esempi che mettono in luce aspetti interessanti: se si aggiunge enocianina (un colorante naturale di colore rosso, insapore e inodore) a un succo di frutta, quest’ultimo verrà percepito come più fruttato e più dolce; cambiando la forma di una barretta di cioccolato da squadrata a bombata è possibile aumentare la percezione della dolcezza del prodotto.

Tra gli aspetti che possono condizionare a livello inconsapevole la scelta di un prodotto c’è il packaging e non a caso sempre più aziende del settore alimentare si affidano al neuromarketing per la creazione di questo importante elemento. Ne è un esempio il brand Amadori che anni fa ha commissionato una ricerca di neuromarketing per analizzare la risposta dei consumatori al packaging di alcuni dei suoi prodotti.

Similmente, una ricerca condotta da BrainSigns in collaborazione con Agroter in un supermercato della capitale ha provato ad analizzare l’impatto di differenti packaging sulla percezione di alcuni prodotti del reparto ortofrutta e i loro effetti sul comportamento d’acquisto.

Sono state create per questo tre versioni grafiche di un bauletto di mele Golden:

nella prima versione è stato scelto il colore avana per l’intero packaging per evocare la naturalezza della frutta;

nella seconda è stato utilizzato uno sfondo bianco con la scritta “mele Golden”;

nella terza era presente il disegno dei volti dei produttori e alcune immagini di «meleti in produzione».

I risultati hanno rivelato che il 60% dei partecipanti ha acquistato le mele con il packaging contenente il volto e i paesaggi, tuttavia, quando è stato chiesto loro cosa ricordavano fosse raffigurato sul bauletto di mele acquistato, pochi clienti ricordavano la presenza di tali elementi grafici. 

Nonostante le mele fossero identiche così come il loro prezzo , quando veniva chiesto ai partecipanti perché avessero acquistato quel bauletto in particolare alcuni di essi sostenevano di averlo fatto perché le mele sembravano «più belle» o «più convenienti».

Parlando di ristorazione, dobbiamo notare che qui il coinvolgimento dell’utente può essere totalizzante, a partire dal menù che tocchiamo.

Vediamo qualche suggerimento per i nostri amici ristoratori:

può diventare più complesso e addirittura stressante quando ci si ritrova di fronte a una “lista infinita” di alternative nella carta del menù, avendo peraltro un tempo chiaramente limitato a disposizione per sceglierne una, pertanto si consiglia di non inserire più di sei/sette alternative per tipologia di portata e, nel caso in cui ci fossero molti piatti disponibili, per esempio di mare e di terra, la soluzione ideale potrebbe essere quella di ideare dei menu separati.

La «luce deve essere qualcosa che guida le persone» e per questa ragione può essere utile posizionare una luce più forte nella zona in cui si accolgono i clienti e questo tenderà a far sì che gli ospiti si fermino in quella zona, fino all’attesa del personale di sala che li guida verso il tavolo.

Anche la scelta dei profumi da utilizzare all’interno di un ristorante può fare la differenza, riuscendo addirittura a incidere sul comportamento dei consumatori, se un ristoratore intende aumentare la vendita dei dolci potrebbe per esempio pensare di posizionare dei profumatori alla vaniglia o al cioccolato all’interno dei bagni (le persone si recano in bagno verso la fine della cena), una volta ritornate al tavolo, l’odore della vaniglia o del cioccolato appena sentito in bagno viene richiamato a livello inconscio nel momento in cui si ascolta o si legge sul menu il nome di uno dei dolci alla vaniglia o al cioccolato. Quest’attivazione inconsapevole fa sì che i clienti siano «più inclini a ordinare un dolce».

Questi sono soltanto alcuni esempi di come gli studi di neuromarketing hanno permesso di aumentare la sensibilità dei marketer riguardo alla dimensione emotiva dei consumatori. L’obIettivo è sempre quello di rendere l’esperienza piacevole e priva di imprevisti negativi.

Se vuoi migliorare il tuo processo di vendita, al di la del settore, chiedimi una consulenza.

TORNA ALLA HOME

Questo elemento è stato inserito in Blog. Aggiungilo ai segnalibri.